venerdì 22 maggio 2009

L'ultimo imperatore

Trama. Nel deserto intellettuale di un Italia post-moderna, gli abitanti aspettano con scottante attesa ogni giorno la parola del capo di stato, sommo pontefice della religione nazionale: lo stato, appunto. Ogni pomeriggio, riunitisi davanti ai maxi-schermi che vengono montati per coprire qui un buco nel terreno debordante rifiuti, là una strage di baraccopoli terremotate per l'ennesima volta, davanti agli schermi dicevo, si riunisce la folla che attende il quotidiano insegnamento del sommo capo. Anche oggi si sente un click, appare un'immagine ad alta definizione di Emilio Fede che parla a tutti dall'alto della sua orbita, annuncia il sommo che esce a braccia aperte sul balcone del San Pietro che finalmente acclama: "Italiani! Ascoltate! Chi non ha ancora ricevuto in questo tempo di regali (perché c'è chi ha già ricevuto un collier, chi una tenda hi-tech, chi 600 mila euro) in verità dico: il cappone non anticipa mai il Natale!".
La folla intona un osanna e tutti pregano affinché la preghiera del sommo sia benedetta. Ma Gianfranco, militante fascista, cerca di sabotare i piani del sommo, inviando una lettera alla direzione e proponendo che lo stato si doti di due camere, insomma di un parlamento. Il sommo, tramite il suo maggiordomo Ignazio risponde:
"Parlamento?! No grazie, dopo il divorzio preferisco rimanere da solo"

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