martedì 22 dicembre 2009

Diritto letale

Trama. In una democrazia capitalista avanzata si diffonde una malattia gravissima che gli esperti cominciano a denominare "Diritto". I sintomi del "Diritto" sono, primo fra tutti, il desiderio di maggior giustizia sociale che colpisce la metà degli elettori afflitti da tale male. Questo desiderio, detto anche "ansia di giustezza", porta gli abitanti della democrazia capitalista avanzata a voler maggiori diritti (da qui il nome della malattia) tra i quali la verità sugli scandali giuridici che colpiscono i potenti, la lotta a qualunque lotta alla corruzione, un sostegno ai poveri e agli emarginati. Fra questi infatti si annida il ceppo originale della malattia, fra i cosidetti 'immigrati'. Questi sono fra i primi a voler maggiori diritti e lo stato, spaventato per il contagio, si mette la mascherina e i guanti e con un bisturi legale cerca di asportare il tumore generato. Il "Diritto" è letale. E gli immigrati ne sono portatori. Da fermare il prima possibile. Questi chiedono addirittura la "cittadinanza", prima forma di dipendenza da "Diritto". Anche alcuni dottori vengono colpiti dalla malattia, ad esempio Gianfranco Fini, uno dei 'grandi' contagiati.
E così lo stato tenta di apporre filtri su Internet, in modo da impedire l'accesso a contenuti scabrosi, che ineggiano alla violenza, secondo i dottori, alla giustizia, secondo gli ammalati. Una presa alla Bastiglia virtuale, dove questa volta la ghigliottina è nascosta bene per impedire al popolo di vedere la testa tagliata del re. E gioire.
La morale di questo film è che la pastiglia è amara ma come sempre, i dottori hanno ragione. Il riscatto lo si vedrà nel sequel, quando si assisterà alla scena in cui il popolo forse pagherà pure il bicchiere d'acqua per mandarla giù, quella pastiglia. Ma se non la pagherà?

martedì 15 dicembre 2009

Ti voglio bene, Silvio

Trama. Non siamo ancora al 2012, data fissata per la fine del mondo, ma il clima in un paese dell'Europa è così caldo da far presagire a un disastro. In un clima di violenza inaudito, al limite della guerra civile, un Presidente del Consiglio viene colpito al volto con un oggetto contundente che lo costringe ad assentarsi per qualche giorno dall'assiduo lavoro che finora ha prestato in Parlamento. La preoccupazione è alle stelle, i politici sono spaesati, 'hanno colpito il premier' gridano all'impazzata: sono scene di isteria che culminano con la condanna alla reclusione del trasgressore.
Ma c'è un colpo di scena: egli, il malvivente, è insano di mente.
Lo si può capire, allora. Magari anche perdonare. Solo non si spiegano le migliaia di persone che sul mezzo più sincero che esista, Internet, cominciano a sostenere l'azione violenta del pazzo in questione, lanciando messaggi di condivisione, aprendo fan club e destando la preoccupazione di chi invece ha condannato il gesto. Ma come è possibile?
La soluzione diventa quella di oscurare il mezzo. Oppure lanciare l'allarme di un nuovo e inspiegabile virus che induce ad odiare i mafiosi e a volerli linciare in pubblico. No, questo sarebbe troppo chiaro. Oscurare il mezzo è l'unica soluzione.
Prima di tutto al tiggì vengono passate solo notizie di affettuoso conforto verso il premier e numerosi personaggi sconosciuti all'opinione pubblica vengono intervistati, tra cui Emilio Fede, Bruno Vespa e Lino Banfi. Poi vengono ripresi i comitati di sostenitori che, nonostante il freddo, presidiano il San Raffaele per essere vicini al premier. Secondo gli organizzatori si tratta di un decina di fedeli. Secondo la questura si tratta di 1 milione e mezzo di manifestanti giunti da tutta Italia. Minzolini cancella il palinsesto e crea un nuovo Grande Fratello con una telecamera fissa nella stanza di degenza del Presidente e sette ragazze dai facili costumi vestite da infermiere. La vincitrice concorrerà per le prossime presidenziali.
Una nuova saga si è appena aperta: ne vedremo delle belle con questo rinnovato Signore risorto. Intanto la sua Milano ha avuto un boom di vendite di Duomo in miniatura. Nel male, quello che non ci perde mai è il mercato. Il Suo mercato.

Commenti a fine film di uno spettatore: "l'esempio di quest'uomo mi ha insegnato ad apprezzare la Mafia. Non è così brutta come la si dipinge. Perlomeno non ho mai visto un mafioso tirare un Duomo in faccia a qualcuno. Loro sono meglio educati. Anch'io prima lo odiavo, ma ora mi fa tenerezza tanto che voglio dirgli: 'Ti voglio bene, Silvio e non permetterò che succeda di nuovo".

(Per la par condicio si riporta un commento di un disgraziato comunista del quale non terremo conto): "Quando ho letto la notizia che Berlusconi si sarebbe dimesso a giorni ho gioito in un modo che non mi era mai capitato prima. Poi ho capito che si sarebbe dimesso dall'ospedale. Peccato"

mercoledì 9 dicembre 2009

Il meglio verde















Trama.
Jurgen è un portavoce danese che finalmente potrà dare una mano alla sua stupenda nazione e contribuire al tanto atteso summit sul clima. Jurgen è uno dei tanti, è uno come noi ma ha in mano la svolta.
Su una lettera infatti ha un 'consiglio' e sa che il suo paese, a differenza di altri, lo accetterà senza annoverarlo nella lista nera dei terroristi. Il consiglio di Jurgen è il seguente: in Europa, tolto il suo paese, e a dir la verità tutta la fascia scandinava, anzi ad essere più precisi tutta l'Europa dal centro al nord, per non parlare dell'estremo ovest che comunque non se la passa male, quindi dicevamo, per il resto dell'Europa c'è un grande problema di disoccupazione.
Si stima che due milioni di giovani siano senza un'occupazione fissa.
Beh, perlomeno in quei paesi in cui non si è ancora arrivati ad uno standard ambientale minimo. Perché altrimenti quei paesi, secondo Jurgen, si sarebbero certamente accorti che l'ambiente, anche se affrontato come ultimo prodotto di merchandising - e sarebbero tanti, tolti gli stessi di prima, che lo affronterebbero come mera merce da cui trarre profitto - è un ambiente, l'ambiente dico, capace a creare molti posti di lavoro.
Sì, l'ambiente che crea posti di lavoro è la chiave del film.
Prendiamo ad esempio uno stato a caso, dell'Europa continentale dove tutto pare funzionare alla perfezione quando si parla di rifiuti e ambiente. Ebbene lì, fa notare Jurgen, si sono creati dal 2004 ad oggi quasi 300mila posti di lavoro 'verdi'.
Sì, perché diventare 'verdi', ma soprattutto rimanere tali, richiede del lavoro, magari proprio eseguito dai giovani che sono più sensibili a queste tematiche.
Ma Jurgen alla fine, dopo averci pensato un po' su, rinuncia a consegnare la lettera. Perché si accorge che in alcuni paesi, esclusi i soliti citati, i giovani votati al verde sono le stesse persone che cacciano i diversi, che festeggiano dèi di origine celtica e allo stesso tempo sono ultrà del crocifisso e del presepe. Dove l'ambiente è l'ultima preoccupazione e il verde è solamente un colore di partito. Verdi che parlano di radici quando non sanno nemmeno come cresce un albero. Meglio perderli dall'Europa certi giovani. E tenersi i buoni consigli tutti per sè, che almeno si è sicuri che crescano.

Fotografo di scena proveniente da www.canale9.eu

domenica 6 dicembre 2009

Il Colore Viola 2












Trama.
Un serpentone viola che va dalle 90mila (secondo la Questura) al milione (secondo gli organizzatori) attraversa la città di Roma, tranquillo, pacifico, gridando slogan liberativi come "Fuori la Mafia dalla Stato", "Dimettiti", "Berlusconi pezzo di merda", "Chi non salta Berlusconi è" e tanti altri. Un serpentone contro il biscione delle tv.
Una giornata stancante, lo si vede sui volti dei protagonisti, ma soddisfacente, piena di vita e finalmente di politica senza partiti. Alcuni politici a dir la verità fanno un cammeo, da Di Pietro a Marino, e sono come un'immagine televisiva quando uno fa zapping: non resta nulla.
Ore di cammino per arrivare alla piazza dove ogni anno si festeggia il lavoro, il 1 maggio. Quel giorno invece si è celebrato il precariato, il 5 dicembre, unita alla lotta contro la politica mafiosa del governo. Gli interpreti che intervengono sono tanti e molto conosciuti, almeno da chi non guarda la tv: Monicelli, Scola, Celestini, Moni Ovadia, Ulderico Pesce ma le parole più infiammanti le pronuncia Salvatore Borsellino, dopo 17 anni una voce che non dimentica una strage dimenticata. E lì, migliaia di giovani e meno giovani che applaudono, si commuovono, si spellano le mani. Tutti con un obiettivo condiviso.
Un'opposizione finalmente.
Quella ufficiale non c'è, incapace di ascolare la gente. Ma chi la vuole più quell'opposizione inutile fatta in Parlamento? Finché si avranno 40 euro da investire si scenderà a Roma e si protesterà. Molto più utile.
E la gente non dovrà guardare il tg o leggere La Stampa per avere notizie sull'evento: lì non le troveranno ma su Internet sì. su Internet ci sarà tutto. Nel bene e nel male. Per gente capace di spirito critico.

Colonna sonora: Roberto Vecchioni canta F. De Gregori. "Viva l'Italia, l'Italia liberata, l'Italia del valzer, l'Italia del caffè. L'Italia derubata e colpita al cuore, viva l'Italia, l'Italia che non muore".

mercoledì 2 dicembre 2009

Il colore viola



















Trama.
Un gruppo anonimo di internauti ordisce una rivolta segreta contro il Presidente del Consiglio in carica. Una rivolta dal fastidioso colore viola.
La peculiarità dell'evento sta nel fatto che non esiste un leader che guidi la manifestazione. Per la prima volta nella storia, uno stato non sa chi punire. A chi dare la colpa? Al web? Ad un gruppo di giovani virtuali? Se solo si potesse risalire partendo da quel fastidioso colore viola...
Comunque quello che lo stato ha sempre cercato di fare con i cittadini, cioè dematerializzarli, ora è successo. E la forza dell'anima è maggiore di quella del corpo.
Google e Microsoft vengono interrogati dalla Digos per riuscire ad avere informazioni rispetto agli organizzatori. Ma in cambio ricevono informazioni sui loro avatar. Un esercito di avatar. Di un fastidiosissimo colore viola.
Che fare? Mandare un virus? Ordinare la formattazione di tutti i pc in Italia?
Questa è l'idea. Sostituire i computer con dei nuovi 'digitali informatici'. I nuovi digitali informatici hanno lo scopo primo di sostituire tutti gli apparecchi con scatole elettroniche costruite da aziende amiche e quindi aumentare esponenzialmente il loro fatturato, e secondo, attraverso la temibile arma della risintonizzazione, guastare il segnale Internet dei maladetti e depravati manifestanti. Risintonizzazione rigorosamente in bianco e nero.
Ma questo pare un movimento diverso. Un movimento non antipolitica ma bensì a favore della politica, quella dell'umiltà, del rispetto della legge e della Costituzione, quella della decrescita.
E così, come non bastarono i tentativi di legge per ridimensionare la libertà di navigazione o l'inventata mancanza di fondi per la banda larga, anche la risintonizzazione sfugge quale strumento di regime all'indomabilità della rete. La rete vince. Il Presidente del Consiglio viene destituito e nel paese si instaura un regime di tranquillità. Un torrente di tranquillità di un soave, delicato, profumatissimo colore viola.
Fino a quando il colore viola andrà di moda, perlomeno.