venerdì 8 maggio 2009

Ispettore Alì, il caso Scorie è tuo

Trama. Mogadiscio, 1992. In concomitanza con la caduta del governo, un enorme maremoto trascina a riva decine di container dal contenuto misterioso. Nei giorni seguenti la popolazione locale si ammala gravemente e il contagio si propaga per l'intera città, mietendo in modo inarrestabile povere vittime, anche donne e bambini. Gli esperti lanciano l'allarme: si tratta di uranio!
L'ispettore Alì, chiamato dal bisogno delle sua terra, rientra da un caso appena risolto e se ne ritrova davanti uno nuovo più complesso e superficiale, ma che nel profondo nasconde intrecci loschi e inspiegabili accadimenti. L'ormai famoso fiuto del nostro ispettore, lo porta ad indagare direttamente sulla spiaggia incriminata e lì, affisso su di un container, scopre la sigla che lo porterà a volare in Svizzera. Pare infatti la Achair Partners essere la proprietaria degli oggetti incriminati.
Il giallo si infittisce, si fa coinvolgente e ricco d'azione sul territorio europeo. Qui il regista, attraverso un perfetto meccanismo degno del miglior thriller-politico, ci mostra un ispettore spaesato, alla ricerca del filo conduttore di tutta la vicenda: così scopre che l'oscura rete di collegamenti parte da un imprenditore ed un politico; un uomo d'affari indiano viene incaricato da un politico di Roma di trovare un corrispondente svizzero disposto a scontare delle cambiali in cambio di medicinali per conto di un altro ministro italiano. Il corrispondente svizzero, di nome Hoffman, detiene il controllo di un'impresa di rifiuti e in cambio del favore economico esige un luogo per smaltire i propri esuberi materiali. Il patto viene stretto fra le due parti e il quadro si completa: l'italiano, esperto delle questioni africane, suggerisce che i rifiuti possano entrare in Somalia e una volta qui essere parcheggiati temporaneamente in attesa della costruzione di un inceneritore. Una nuova costruzione che genera un nuovo appalto. E qui interviene un'azienda livornese, la Progresso, che non si è mai interessata direttamente di rifiuti solidi ma fiuta la portata dell'investimento. Ma i fondi tardano ad arrivare, l'inceneritore non viene costruito e la Progresso, pensando ad una truffa, se la squaglia.
Così, l'armadio, in questo caso il mare, già pieno di scheletri vomita i container abbandonati sul fondo marino, risvegliandosi come zombie dalla infinita sete di vendetta. In questo modo a ritroso, Alì riesce a ricostruire la vicenda che ha visto più di 80 mila litri di pesticidi tossici riversarsi inquinando le falde acquifere della già povera d'acqua Somalia.
Alla luce di un caso dalla portata così internazionale, Alì viene scoperto e rischia la vita per rientrare sul suo territorio. In un susseguirsi di colpi di scena, l'ispettore riesce comunque a rincasare sano e salvo e arrivato scopre che i pescatori hanno stretto un patto con le milizie locali, le quali hanno promesso di aiutarli nelle operazioni di denuncia. Sembra che tutto proceda verso l'incriminazione dei giusti colpevoli ma quella che era iniziata come una lotta contro l'impero occidentale, unico protagonista della rovina delle acque del Corno, si trasforma in una passione per il riscatto: rifiuti in cambio di ingenti somme di denaro. Alì, sconfortato e sconcertato, vede il proprio povero popolo, in continua ricerca del benessere, cercare di accaparrarsi affari con gli occidentali ricchi, che pagano per smaltire. Le milizie però, per il proprio mantenimento di armi ed equipaggio scialaquano i proventi delle transazioni, e appena la domanda di rifiuti cala, gli umili pescatori si ritrovano nella situazione iniziale, senza soldi e in più senza acqua. E qui il triste epilogo davanti al quale Alì deve gettare la spugna: i pescatori diventano feroci pirati in cerca di fortuna e l'opinione internazionale trova il nuovo tema usato per discolparsi e per nascondere la verità.

Nessun commento:

Posta un commento