mercoledì 14 ottobre 2009

Un canale tutto mio

Un imprenditore, attraverso la sua tv, minaccia la più alta carica di stato. Succede in America.
Un imprenditore e più alta carica dello stato, attraverso la sua tv, minaccia... minaccia... il popolo. Succede in Italia.
E questi canali sobillatori dell'ordine istituzionale vengono considerati un partito vero e proprio. Già sapevo che politica e tv andavano a nozze ma fino a sto punto...

Comunque anche io voglio essere considerato un partito quando lancio delle critiche. Devo avere un canale satellitare tutto per me?
Se lo avessi vorrei dire che trovo ingiusto trattare i pensionati come le prostitute. Ovvero, tentare in tutti i modi di levarli dalla strada mandandoli a lavorare. Che poi dove credete che finiranno questi pensionati? Già non c'è ne per i giovani di lavoro...
Se lo avessi vorrei anche dire che io non sono più d'accordo con questo sistema industriale, dove le parole d'ordine sono produzione, flessibilità e competitività. Prima si chiede di produrre e allora servono braccia da sfruttare e noi tutti ci facciamo sfruttare per guadagnare soldi, soldi con i quali comprare ciò che produciamo. Poi si chiede di essere flessibili perché alla fabbrica serve lavorare giorno e notte e, avendo capito che un uomo o una donna hanno anche altri bisogni oltre che lavorare (ad esempio dormire), è stato richiesto di adattarsi ai turni così che quando un marito rientra a casa la moglie esce per andare a lavoro. Poi avete chiesto di capire la competitività del sistema che deve produrre di più con meno dipendenti. Sapete: le spese, la crisi...
E così licenziate.
Ma non uno per uno. In massa. Tutti insieme.
E allo stesso tempo incoraggiate che si deve lavorare di più, sempre più a lungo, magari fino alla morte (che poi questa soppraggiunga in modo naturale sul contratto non c'è scritto).
Se lo avessi questo benedetto canale dedicato alle mie critiche, ovvero al mio partito, direi che prima di assicurare la sicurezza 'sul' lavoro, vorrei fosse assicurata la sicurezza 'del' lavoro. Una domanda: perché in tempi di crisi non si può lavorare di meno ma tutti? A ciascuno, insomma, verrebbe ridotto lo stipendio ma lavorerebbe meno ore e così a tutti verrebbe assicurato un impiego. Mi sembra un buon compromesso temporaneo. Se dev'essere temporaneo come si dice. O non è causa della crisi ma della competitività? Prendiamo un insegnante che viene licenziato a giugno e che deve sperare fino ad ottobre di essere riammesso. Questo non è altro che un precario, e il precario è un disoccupato anche se un disoccupato di tipo nuovo: un disoccupato al quale è stata azzerata la forza di protestare. Immaginate: tutti gli anni la stessa solfa, la stessa disperazione che attanaglia le viscere, la stessa contentezza di ritrovare un lavoro come insegnante, anche mal pagato e sfruttato ma un lavoro che c'è. C'è. E chi si lamenta più quando il lavoro arriva anche se in questo modo? Progressivamente, anno dopo anno, uno ci fa il callo. E non si lamenta più.

Sì, voglio dire tutto questo. Voglio dire tutto questo a Draghi, alla Marcegaglia, a Berlusconi, agli industriali, al Pd, alla Gelmini, a Noemi, a tutti gli italiani voglio farlo capire.
Ma come faccio a farmi capire? Io non ce l'ho una televisione.
E qui mi sembra che in sto mondo solo la televisione si sta ad ascoltare.

fonte immagine: http://palinsesto.wordpress.com/

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