martedì 22 dicembre 2009

Diritto letale

Trama. In una democrazia capitalista avanzata si diffonde una malattia gravissima che gli esperti cominciano a denominare "Diritto". I sintomi del "Diritto" sono, primo fra tutti, il desiderio di maggior giustizia sociale che colpisce la metà degli elettori afflitti da tale male. Questo desiderio, detto anche "ansia di giustezza", porta gli abitanti della democrazia capitalista avanzata a voler maggiori diritti (da qui il nome della malattia) tra i quali la verità sugli scandali giuridici che colpiscono i potenti, la lotta a qualunque lotta alla corruzione, un sostegno ai poveri e agli emarginati. Fra questi infatti si annida il ceppo originale della malattia, fra i cosidetti 'immigrati'. Questi sono fra i primi a voler maggiori diritti e lo stato, spaventato per il contagio, si mette la mascherina e i guanti e con un bisturi legale cerca di asportare il tumore generato. Il "Diritto" è letale. E gli immigrati ne sono portatori. Da fermare il prima possibile. Questi chiedono addirittura la "cittadinanza", prima forma di dipendenza da "Diritto". Anche alcuni dottori vengono colpiti dalla malattia, ad esempio Gianfranco Fini, uno dei 'grandi' contagiati.
E così lo stato tenta di apporre filtri su Internet, in modo da impedire l'accesso a contenuti scabrosi, che ineggiano alla violenza, secondo i dottori, alla giustizia, secondo gli ammalati. Una presa alla Bastiglia virtuale, dove questa volta la ghigliottina è nascosta bene per impedire al popolo di vedere la testa tagliata del re. E gioire.
La morale di questo film è che la pastiglia è amara ma come sempre, i dottori hanno ragione. Il riscatto lo si vedrà nel sequel, quando si assisterà alla scena in cui il popolo forse pagherà pure il bicchiere d'acqua per mandarla giù, quella pastiglia. Ma se non la pagherà?

4 commenti:

  1. I suoi articoli migliorano sotto l'aspetto linguistico, devo dire, ma mancano d'idea forte, o quanto meno d'idea propria. Paiono dette, nevvero, da voci che schiamazzano un po' in tutte le piazze. Osi, per dinci, ed espanda la propria idea, la sbrigli, la sbrogli pure dalla purea generale. Quel giorno posterò ogni suo articolo. Le sembrerà poco, ma vale la pena scrivere per questo.

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  2. Mi piacerebbe che lei continuasse a commentarmi... Spero di dare maggior spazio in futuro ad una forma indipendente attaraverso la quale traspaia al meglio la mia idea personale...
    Nel frattempo, ringraziandola per il consiglio, le assicuro che questo riproporre cose già dette avviene sotto la mia totale involontarietà, segno questo di come i giornali, o peggio la tv, siano formatori di opinione pubblica e mancanza di originalità critica.

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  3. Io continuo a non capirci un cazzo

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  4. I suoi commenti sono geniali.
    Non smetta di scrivermi.

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