martedì 17 novembre 2009

Sei gradi di separazione

Trama. Dopo aver appena imparato a leggere, un ministro decifra attentamente dei messaggi in codice inviati a quattro testate giornalistiche, di cui due televisioni, un giornale di destra e uno di sinistra. Nei messaggi viene scritto che un gruppo armato territoriale farà "opposizione dura, all'occorrenza anche violenta, che colpisca il regime".
Questo secondo il ministro. Infatti, data la recente acquisizione della capacità di leggere, interpreta erroneamente il messaggio, il quale viene scambiato per un'ammonizione in una lingua sconosciuta: quell'alfabeto, ancora così ostico per il ministro che alle elementari dedicava più il suo tempo a bruciare i soldatini abbronzati che ad imparare, lo porta ad esclamare: "Per me questo è arabo".
Perciò, il messaggio in italiano scambiato per arabo, viene immediatamente collegato a 'seri segnali' di una probabile cellula terroristica di origine islamica radicata in Lombardia, nelle impenetrabili montagne del Grana Padanistan.
Ovviamente non poteva mancare un parallelo pure alle Br. Il ministro quindi ipotizza l'esistenza di un gruppo islamico di sinistra terrorista. Brutta bestia.
La tensione è alle stelle è così il ministro, insieme ai suoi colleghi scesi dagli alberi per l'occasione, decidono di passare ad una netta risposta in stile Fbi. Ma mentre gli americani utilizzano la tecnica delle 'reti' per imprigionare preventivamente le conoscenze del terrorista in attesa che queste si rivelino fondate o meno, il ministro e suoi aiutanti applicano l'antica disciplina dei 'sei gradi di separazione'. Secondo la formula ogni singolo essere umano è connesso a una qualsiasi altra persona nel mondo attraverso soli sei passaggi.
Così la ricerca ha inizio. Solo i ministri si trovano davanti un'altra enorme difficoltà: dove stipare quella gigante presenza terroristica, quale si sarebbe rivelata l'intera popolazione mondiale?
Per questo, uno dei suoi tirapiedi, avente lo spiccato dono della semplificazione, propone di rendere qualunque automezzo su strada una prigione, con tanto di sbarre. In questo modo, oltre ad avere un continuo via vai, in tutta sicurezza, di detenuti su strada, avrebbero potuto costruire nuove strade, certamente utili, in modo da fare anche un favore ad un suo amico costruttore che in quel momento, preso da faccende legali, si trova senza il tempo necessario per innalzare palazzi e costruire ponti.
Epilogo di riflessione per questo film che vede il ministro soddisfatto della messa in sicurezza del suo paese che però si chiede: "E adesso quei giornali che abbiamo salvato, a chi li vendiamo? Io mi stanco dopo le prime due righe..."

Nella locandina del film si può notare facilmente quale dei tre è il terrorista.

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