domenica 12 settembre 2010

L'immigrazione spiegata al bar

L'incontro che ho avuto l'altra sera con Karim Metref al bar (http://piemondo.over-blog.org) è stato davvero interessante. Karim mi parlava del suo ultimo libro, di quello che avrebbe scritto a proposito dell'immigrazione. E cioè che esistono due buonismi sul discorso che andrebbero approfonditi. Ma non voglio essere didascalisco perciò ve lo racconterò a partire da un migrante che lascia l'Africa nera per intraprendere un lungo viaggio verso l'Eldorado-Italia che proprio Eldorado non è. Ebbene, egli spenderà tutti i suoi averi per attraversare il deserto (non so se qualcuno della Lega ci sia mai stato nel deserto - non valgono i resort turistici!) condividendo i suoi patimenti con un folto gruppo di sfortunati. E' facile ipotizzare che l'idea del viaggio sia stata concepita in un regime alimentare carente e in un ambiente precarizzato dal punto di vista lavorativo. Perciò in condizioni mentali abbastanza tragiche, direi. Il migrante, qui in veste di emigrante, attraversa un lungo processo di selezione naturale dove solamente i più forti riusciranno a raggiungere le coste europee. Arrivati sulle sponde della Libia alcuni verranno incarcerati e maltrattati, alcuni uccisi e seviziati altri scapperanno e riusciranno a partire alla volta dell'Italia (pensate, proprio quel paese che ha permesso loro di essere maltrattati e seviziati e magari uccisi). Il fortunato migrante (fortunato: dipende dai punti di vista) arriverà in un paese dove sarà odiato e disprezzato da alcuni, aiutato da altri: aiuto che però ha alla radice qualcosa di controverso, confuso. Il migrante - nella fettispecie si parla di immigrato - sentirà dire da analisti, sociologi, volontari dell'informazione: "l'immigrato è necessario all'economia italiana" oppure "l'immigrato è portatore di crescita demografica".
Ma può essere veramente così facile? Dire che l'immigrato è necessario all'economia italiana è improprio: diciamo 'conveniente'. Sì, il migrante conviene all'immigrazione. E chi se no accetterebbe di raccogliere frutta, farsi pagare due euro per una giornata di lavoro e poi andare a dormire in un silos abbandonato? Un uomo nero, forte (ricordiamoci che è stato selezionato da madre natura nel deserto) e giovane. Sì, giovane. Perché mica emigrano gli anziani. E così la popolazione italiana risulta ringiovanita. Figli in più chi li fa? Nessuno se li può permettere. E' questo il vero problema. E' questa la ragione dell'invecchiamento progressivo del nostro paese. E i vari Maroni, Bossi, Calderoli, Borghezio che tanto si prodigano per aiutare lo straniero, lo bloccano sul nascere (l'immigrato infatti nasce quando immigra, non quando abita la sua terra) pensate che queste cose non le sappiano? Ovviamente le sanno. Ma è difficile estirpare il male alla radice, controllare un sistema, anzi Sistema come lo definisce Saviano, marcio e corrotto, pigro e ipocrita. Chi è più colpevole, infatti? Lo schiavo che farebbe qualunque cosa per mangiare o l'imprenditore che sa che quel lavoratore dalla manodopera inesistente andrà a patire il freddo in un alloggio senz'acqua potabile? Certo, sono i rumeni ubriachi e i marocchini spacciatori ad uccidere, non gli imprenditori che al massimo danno lavoro. Quando Prodi aumentò il controllo fiscale per combattere l'evasione si mise contro tutti. Ora possiamo pensare che quella manovra è forse non uno strumento meramente economico ma sociale: un modo di rimediare all'immigrazione impazzita. Il controllo economico, il mercato nero. Ma Prodi (anche se non lo difendo in toto, ci mancherebbe) è stato battuto perché non televisivo e ora ci dobbiamo accontentare della politica spot di Berlusconi che fa politica attraverso gli slogan: "Meno tasse per tutti".

Sì, e anche meno problemi morali.

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